Ambr. A 63 sup. [diktyon 42188]

Descrizione

L’Ambr. A 63 sup. (11 Martini-Bassi) è un manoscritto cartaceo, costituito da 111 fogli. Il volume è stato allestito con tavolette lignee e un dorso in cuoio. All’inizio del codice si trovano tre fogli di guardia antichi, un foglio di guardia si trova alla fine (probabilmente tutti coevi alla legatura): sulla prima guardia iniziale è apposta una nota inerente al titolo di due opere del codice: ‘Orphei Argonautica et Hymni Callimachus cum schol(iis)’; un’altra indicazione (‘Hymni 6’) è scritta con inchiostro diverso e sembra una aggiunta successiva.

Sul secondo foglio di guardia è indicato il possessore: ‘ex libriis Io. Vinc. Pinelli’; il terzo foglio è bianco.

Il volume è un codice composito organizzato di tre unità, che hanno avuto una vita indipendente (seppure per un breve periodo).

È probabile che la prima unità (ff. 1-58) sia del tutto indipendente dalle altre due e che il suo primo fascicolo (ff. 1-12) sia stato inserito a completamento, e che forse provenga da un altro codice (o da un altro blocco fascicolare), in quanto è l’unico fascicolo dell’intero codice ad avere una segnatura dei fascicoli (i ff. 1r e 12v presentano forse un delta o stigma, poco leggibile). Inoltre, il fascicolo è vergato da un’altra mano ed è caratterizzato da un altro layout. Gli Inni callimachei di nostro interesse sono stati copiati nella III unità.

La legatura è antica, con assi lignee antiche, e dorso in pelle, anche questo antico. Lo stato di conservazione discreto, ma nel complesso la legatura è solida. Lo spessore delle assi è di 6 mm. I tagli sono decorati in rosso.

Le attuali misure del codice sono 218 × 174 (con legatura); mm 217 × 170 (con blocco fascicolare, variabile).

 

Contenuto del manoscritto

Il manoscritto conserva le Argonautiche orfiche con note marginali e interlineari (ff. 1-59r); gli Inni orfici (ff. 59v-79r); gli Inni di Proclo (ff. 79v-81v) e altri Inni orfici (ff. 82v-83v); gli Inni di Callimaco (ff. 90r-110r) con scolî marginali e glosse interlineari; il trattato De deorum nominibus di Niceta di Eraclea (ff. 110v-111).

 

Breve Storia del Manoscritto

Per quanto concerne la parte callimachea, il manoscritto è considerato un apografo del Mutinensis Estensis 164, copiato da Giorgio Valla (Smiley 1920, pp. 73-76; Stephens 2015, p. 42) prima del maggio 1492 (Bulloch 1985, p. 57) e latore dell’intero corpus innodico (Inni Omerici, Orfici, Procliani, Callimachei), composto in Oriente tra xii e xiii sec nel perduto archetipo ψ (Wilamowitz 19264, p. 5), da cui discendono tutti gli esemplari dei codici di Inni callimachei (Maas 1926-1927, pp. 205-211; Pfeiffer, pp. lv-lxxxvi; Bulloch 1985 pp. 77-79). Del Mutinensis entrò in possesso Michele Suliardo (1477-1509: RGK I/A 286; II/A 392; III/A 468), copista attivo in Grecia, a Creta, Methone e Corfù, da dove partì con Giano Lascari per l’Italia (Speranzi 2010a, p. 264). I manoscritti in cui ne è stata sinora identificata la mano attestano l’attività di Suliardo tra Firenze e Bologna.

La sottoscrizione al f. 111v dell’Ambrosiano colloca Suliardo presso la casa di tale Manuele Pollumates, dove dichiara di aver redatto un documento il 22 ottobre del 1509 in presenza di testimoni. Poiché in quell’anno i codici di Valla si trovavano a Venezia e a Carpi si è ritenuto che il codice fosse stato redatto in Italia (Lobel 1933, pp. 54-56; Pfeiffer 1953, p. lxix). Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per ricostruire la storia del manoscritto e l’attività scrittoria di Suliardo.

 

Bibliografia (una selezione)

Martini, Bassi, i, pp. 12-13 e Smiley 1920, 59-60 (per una descrizione del codice); Smiley 1920, pp. 73-76 (per una descrizione del codice e la dipendenza dal Mutinensis Estensis 164); Pfeiffer 1953, p. lxix (per una breve descrizione del codice e il suo rapporto con la tradizione manoscritta callimachea); Stephens 2015, p. 45; Bulloch 1985, p. 57 (per la dipendenza dell’Ambrosiano dal Mutinensis Estensis 164); Wilamowitz 19264, p. 5 (per l’ipotesi sulla stesura del perduto archetipo Ψ in Oriente tra xii e xiii sec.); Lobel 1933, pp. 54-56 (per una indagine sull’itinerario di Michele Suliardo); Lampros 1909 (per il rapporto tra Suliardo e Pollumates); Speranzi 2010a (per la missione di G. Lascari di portare a Firenze copisti di origine corfiota); Speranzi 2010b, pp. 361-367 (per l’attività di Suliardo tra Corfù e Firenze); Gerlac 2025 (per un approfondimento su Suliardo e la sua attività non solo di copista, ma anche di redattore e originale compilatore della raccolta di sentenze e apophtegmata del Florilegium Ottobonianum (inedito), nel Vat. Ott. Gr. 192, ff. 184v-239r); Rodella 2013 (per la storia della libreria di Gian Vincenzo Pinelli); Berg 2001 (per una edizione con traduzione e commento degli Inni di Proclo); Malamis 2024 (per una recente edizione degli Inni Orfici); Vian 1987 (per l’edizione critica e la traduzione francese delle Argonautiche orfiche).