Ambr. B 98 sup. [diktyon 42343]
Descrizione materiale
Il manoscritto B 098 sup. (Martini-Bassi 120) è un codice pergamenaceo costituito da 230 fogli, con tre guardie iniziali (di cui f. I è un cartaceo di restauro, e i ff. II-III sono membranacei antichi). Sono presenti tre guardie finali. La foliazione moderna a matita è indicata nel margine superiore di ogni foglio recto. I ff. 228-230 sono segnati erroneamente come fogli di guardia I’-III’. Bianchi (ma rigati) sono i ff. I’-III’. La qualità della pergamena è molto buona. È presente un foro antico al f. 86; piccola cimosa nel margine esterno del f. 117r e nel margine inferiore del f. 211. Il codice è stato restaurato a Praglia nel 1953 come dimostra la legatura di restauro con coperte antiche di riuso decorate a motivi geometrici e floreali, con tracce di borchie antiche; sono rimasti due fermagli di restauro su entrambi gli assi. Anche il capitello e il dorso sono stati restaurati con quattro nervi e segnatura in oro nel tassello inferiore “B. 98 SUP.”; l’unghiatura è di circa 7 mm.
Si tratta di una copia composita organizzata di due unità, con la medesima mise en page e caratteristiche codicologiche assai simili, ma con segnatura dei fascicoli indipendente: I (ff. 1-144); II (ff. 145-230).
Le dimensioni corrispondono a 270 ×183 mm (legatura) e 250 × 177 (blocco fascicolare).
La seconda unità trasmette gli Inni Callimachei con scolî e glosse di nostro interesse (ff. 209r-227v).
La prima unità, che copre i fogli ff. 1-144, conserva le Argonautiche di Apollonio Rodio, corredate da un ricco apparato scoliastico, la Batrachomyomachia, la Vita Homeri dello Ps.-Erodoto, una Dissertatio di Massimo di Tiro. La seconda unità, che comprende i ff. 145-230, preserva le Argonautiche orfiche, i Lithikà, gli Inni Omerici e gli Inni di Callimaco (ff. 209r-227v).
Breve Storia del Manoscritto
La storia dell’Ambr. Β 98 sup. inizia in Oriente. La datazione attorno al 1420 e la localizzazione a Costantinopoli si fondano sul riconoscimento della mano di Giorgio Crisococca, diacono e dotto copista, attivo nella città tra il 1419 e il 1428 (RGK IIa 95; IIIa 125). Quest’identificazione fu proposta per la prima volta da Breuning (1929, pp. 122-123, con tav. 2). Lo scriba sembra aver vergato, oltre ai ff. 83v-141r, contenenti una parte delle Argonautiche e la Vita Homeri, anche i ff. 209r-227v (gli Inni callimachei). Inoltre la stessa mano sembra responsabile degli scolî alle Argonautiche e degli scolî a Callimaco, unici due corpora scoliastici del manoscritto.
L’intervento di Crisococca è altresì approvato da editori e studiosi delle opere sopracitate presenti nel codice, quali le Argonautiche (Irigoin 1953, pp. 151-153; Cataldi Palau 2008, p. 328); la Vita Homeri (Vasiloudi 2013, p. 13) e gli Inni Callimachei (la sezione di nostro interesse), copiati, quindi anch’essi a Costantinopoli nel periodo di attività dello scriba (Pfeiffer 1953, pp. LVI-LVI; Bulloch 1985, p. 56; Stephens 2015, p. 41).
Il resto del codice è vergato da Gerardo di Patrasso (1420-1443), uno degli scribi del Vatop. 671, ora considerato apografo dell’Ambrosiano (Stefec 2014, 133-137), dal quale lo scriba copia la Vita di Omero Pseudo-erodotea e gli Inni di Callimaco insieme all’epigramma finale.
L’arrivo del codice in Occidente si deve probabilmente a Giovanni Aurispa (Noto ca. 1376-Ferrara 1549), al servizio di Manuele II Paleologo tra il 1421 e il 1423. L’umanista aveva stabilito con Crisococca una stretta collaborazione: commissionò con certezza allo scriba altri tre codici (Paris. Gr. 3047; Guelf. 902 Helmst. 806 [codice di Wolfenbüttel]; Mosq. Syn. Fr. 204 [Vlad.].), e gli mette a disposizione nel 1423 il Laur. pl. 32, 9 per copiare la sezione delle Argonautiche del nostro Ambrosiano. Come apprendiamo da una epistola al Traversari (1386-1439) del 27 agosto 1424, nello stesso anno Aurispa porta l’Ambrosiano con sé a Venezia, insieme ad altri volumi e al perduto archetipo ψ, copiato in Oriente nel xii-xiii sec. per mettere insieme il corpus dell’intera tradizione innodica (Wilamowitz 19264, p. 5), da cui discendono tutti gli esemplari dei codici latori di Inni callimachei (Maas 1926-1927, pp. 205-211; Pfeiffer, pp. lv–lxxxvi; Bulloch 1985 pp. 77-79). L’importanza dell’Ambr. B 098 sup., dal punto di vista storico e codicologico, risiede nella sua antichità e maggiore vicinanza all’archetipo, dal quale discende tramite la mediazione di α, primo subarchetipo della famiglia di codici callimachei.
Martini, Bassi, i, 1906, pp. 129-130 (per una descrizione del codice); Pfeiffer 1953 pp. lvi-lvii (per una descrizione del codice e l’edizione degli scolii agli Inni); Smiley 1921, pp. 57-58 (per la descrizione del codice, una analisi della scrittura, e in generale per il primo studio sistematico dei manoscritti callimachei); Breuning 1929, pp. 122-123 con tav. 2 (per l’identificazione di Crisococca come copista delle Argonautiche); Cataldi Palau 2008, pp. 324-332 (per le caratteristiche della grafia di Crisoccocca, gli altri codici da lui copiati, con e senza sottoscrizione, le committenze, e, in generale la sua attività scrittoria a Costantinopoli); Irigoin 1994, 131-132 (per una descrizione della scrittura di Crisococca, la sua collaborazione con importati umanisti, la stesura delle Argonautiche nel manoscritto Ambrosiano, e la ‘presunta’ copia di quest’opera nel Laurentianus Gr. 32, 9 commissionato da Giovanni Aurispa); Maas 1926-1927; Pfeiffer, pp. lv–lxxxvi; Bulloch 1985 pp. 77-79 (per l’ipotesi dell’esistenza dell’archetipo ψ); Wilamowitz 19264, p. 5 (per la stesura del perduto archetipo in Oriente tra xii e xiii sec.); Stefec 2014, pp. 132-137 (per il rapporto dell’Ambrosiano con il Vatop. 671 [At. In Pfeiffer]; Stephens 2015, pp. 41-44 (per la relazione dell’Ambrosiano con i suoi discendenti); Vasiloudi 2013 (per l’edizione di [Hdt.] Vita Homeri; Wendel 1935 (per l’edizione degli scolî alle Argonautiche di Apollonio Rodio); Halleux – Schamp 1985 (per l’edizione dei Lithikà di Orfeo); Càssola 1975 (per una edizione con commento degli Inni Omerici); Brumana 2019 (per l’edizione con traduzione in italiano e commento delle Dissertationes di Massimo di Tiro).