Seconda unità codicologica (origine orientale, XV sec., ff. 145-230)

La seconda unità del codice è composta dai fascicoli 19-29, per un totale di 86 fogli pergamenacei:
i fascicoli 19-28, tutti quaternioni di otto fogli ciascuno, comprendono i ff. 145-224; il fascicolo 29 è un senione e si estende dal f. 225 al f. 230. Come la prima unità, la foliazione è moderna, segnata a matita nel margine superiore di ogni foglio recto. Erroneamente i ff. 228-230 sono segnati come fogli di guardia I′-III′.

Questa parte del codice presenta una segnatura coeva alla prima unità, vergata in numeri greci ordinali nel medesimo inchiostro ocra/marrone.  Anche nella seconda unità la rigatura è realizzata a secco, tracciata probabilmente su lato carne a bifoglio aperto; sono visibili i fori di rigatura lungo il margine esterno in corrispondenza delle linee rettrici e sporadicamente nei margini superiore e inferiore in corrispondenza delle linee di giustificazione. Ogni foglio presenta rr. 30/ll. 30, con prima linea ‘below top line’.

Gli Inni callimachei con il loro esiguo apparato scoliastico, conservati dal f. 209r. al f. 227v, furono copiati da Giorgio Crisococca durante il suo periodo di attività a Costantinopoli tra il 1419 e il 1428.

Le iniziali maggiori dei componimenti poetici hanno lievi ornamenti floreali. Al f. 132v è presente un fregio floreale in rosso con iniziale maggiore a motivi floreali, forse di mano lievemente posteriore. Il testo e l’apparato di commento (scholia marginali e glosse interlineari) sono sempre vergati con inchiostri differenti (marrone scuro e ocra, alternati) e distribuiti per blocchi di fogli. Questo potrebbe suggerire che il copista procedesse per sezioni: prima copiava il testo principale di un blocco, poi si fermava per inserire l’apparato di commento; quindi riprendeva con il testo e di nuovo con l’apparato, senza trascrivere integralmente prima l’uno e poi l’altro. È opportuno, tuttavia, considerare che tale apparato esegetico, facilmente consultabile e accuratamente ordinato, era concepito per agevolare la lettura del testo. Infatti, il copista tende a disporre gli scolî in prossimità delle parole commentate, racchiudendoli in piccoli riquadri di testo perfettamente allineati e posti a uguale distanza tanto dal margine del foglio quanto dal testo poetico.