Ambr. L 116 sup.
Descrizione materiale
Il manoscritto Ambr. L 116 sup. è un codice cartaceo che consta attualmente di 320 fogli e il formato è di circa 280 x 200 mm. Nello specifico la composizione attuale è : A, B (cartacei di restauro recente), I, 320, C (cartaceo di restauro recente). La carta non è filigranata e la qualità è scadente: porosa e di colore scuro, con numerose sfrangiature e irregolarità nei margini; la maggior parte dei fogli fu risarcita con carta recente nel corso dell’ultimo restauro, effettuato a Grottaferrata il 24 aprile del 1957, come si legge in una nota a biro apposta su un foglio di carta incollato sul contropiatto anteriore. Si distinguono tre foliotazioni recenti: in basso al centro del recto di ciascun foglio (foliotazione di riferimento); in alto sul margine destro del recto dei fogli; paginazione a penna in alto sul margine esterno di ogni foglio. La legatura è recente di restauro, in assi lignee e dorso in cuoio.
Il manoscritto è latore del testo dell’Iliade corredato da scolii e altro materiale esegetico: in particolare il testo iliadico è affiancato su ciascun foglio su due colonne dalla parafrasi pseudo-pselliana. Ogni canto è preceduto dalla rispettiva hypothesis e seguito dagli scolii, disposti a piena pagina. Più raro materiale esegetico di prima mano è vergato ai margini del testo omerico o nell’intercolumnio. Il materiale scoliastico si inquadra nella classe D Erbse, e in particolare nella famiglia h (Erbse 1960, 184-209; Erbse 1969, LVI-LVIII): nello specifico è uno dei testimoni del ramo h2, costituito per la quasi totalità, allo stato attuale delle nostre conoscenze, da manoscritti allestiti in Terra d’Otranto.
Breve storia del manoscritto
Il codice fu esemplato da un’unica mano. I dati paleografici inducono a datare il manufatto alla seconda metà del XIII secolo e a collocarlo nella Terra d’Otranto. Pochi decenni dopo il suo allestimento tuttavia il codice fu letto in uno dei centri più importanti dell’Impero Romano d’Oriente, Costantopoli o Tessalonica. Ciò è dimostrato dai numerosi interventi avventizi che si leggono in quasi tutto il codice e la cui educazione grafica è sicuramente orientale. In particolare tra i lettori si individua un noto e prolifico copista anonimo, noto come scriba F, attivo sicuramente a Tessalonica alla metà del XIV secolo nella cerchia erudita di Demetrio Triclinio: a lui si deve sicuramente il foglio di restauro attuale f. 318 (Pascale 2025). Inoltre, dal punto di vista filologico, il codice parrebbe antigrafo diretto per il testo degli scoli del ms. Firenze, Ricc. gr. 30, allestito probabilmente a Costantinopoli, o comunque in area orientale, nella prima metà del XIV secolo (Sciarra 2005, 157-159).
Almeno dalla metà del XV secolo il codice era di nuovo in Italia: infatti esso appartenne dapprima a Lianoro Lianori (1425-1477) di Bologna, quindi a Luca Bonfio (1470-1540) di Padova. Quivi il manoscritto fu acquistato dalla Biblioteca Ambrosiana nel 1603.
Martini – Bassi 1906, 603-604 (catalogo di riferimento dei codici greci custoditi nella Biblioteca Ambrosiana); Erbse 1960 (sul testo degli scolii); Erbse 1969 (sul testo degli scolii); Jacob 1977 (sulla stilizzazione grafica otrantina); Hoffmann 1984 (sulle caratteristiche dell’ornamentazione dei codici salentini); Vassis 1991 (per il testo della parafrasi pseudo-pselliana); Arnesano 2005, 143-145 (sul copista); Sciarra 2005, 14-20 e passim (descrizione dettagliata del codice e analisi filologica del testo degli scolii); Pasini 2007, 179 (bibliografia completa sul manoscritto sino al 2006); Arnesano 2008, 56, 103, 124 (sul copista); Durante 2008 (sull’ornamentazione dei manoscritti salentini); Durante 2020 (sull’ornamentazione dei manoscritti salentini); Pascale 2025, c.s. (indagine sul manoscritto e approfondimenti sul testo degli scolii).