Con il secolo XV in infittisce lo scambio di uomini, testi, manoscritti greci: il patrimonio greco viene traslato progressivamente in Occidente, e la cultura e la lingua dopo secoli tornano a essere studiate e lette. Questo gigantesco movimento è all’origine dei grandi fondi librari che custodiscono tuttora la gran parte di quanto resta della produzione scritta in lingua greca antica, e su cui essenzialmente si fondano le nostre edizioni a stampa. La campagna di collezione di libri greci avviene sia rastrellando il più possibile le biblioteche dell’Italia meridionale e dell’Impero romano d’Oriente, dalla metà del secolo in mano turca, sia attraverso un’intensa attività di copia (vd. supra). Oltre al mecenatismo privato, si distingue quello dei governanti: è ben nota la spedizione di Giano Lascaris nel 1492 su incarico di Lorenzo de’ Medici, allo scopo di procacciare libri greci: è il nucleo del fondo greco della Biblioteca medicea privata, oggi Biblioteca Medicea Laurenziana; il lascito di Bessarione alla Repubblica di Venezia nel 1468, per fermarci a pochi esempi molto noti, è il nucleo del fondo greco della Biblioteca Nazionale Marciana.

Alla fine del XVI secolo il giovane Federico Borromeo, negli anni del primo soggiorno romano, frequenta biblioteche e collezioni private: da poco il pontefice Sisto V ha inaugurato la nuova splendida sede della Biblioteca Vaticana. Sarà il modello, insieme alla Biblioteca di San Lorenzo all’Escorial inaugurata da Filippo II nel 1584, e della Bodleian Library, istituita nel 1602, del progetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, intesa non solo come luogo di raccolta e custodia dei libri, ma anche come centro di studi, “un intento di utilità perpetua…molto aldilà delle idee e dell’abitudini comuni del tempo” (Manzoni): inaugurata l’8 dicembre del 1609, presta ancora oggi alla comunità di lettori, studenti e studiosi i servigi scientifici